Gino Gini’s artistic research between 2005 and 2022. Essay extract by Mauro Carrera

Gino Gini's artistic research between 2005 and 2022. Essay extract by Mauro Carrera

 

After the early 2000s, Gini abandoned the uranic and detached cycle of the “Journey to the Sky” which marked the end of the second and the beginning of the third millennium, to gradually return to everyday life, which has always been at the center of his most authentic poetics. 

Therefore, the interaction between writing and also in its more problematically contemporary dimension becomes absolutely fundamental. The newspaper therefore becomes the term of comparison for the artist, who rediscovering his engagee nature, recovers his inescapable relationship with the hic et nunc: from the more citationist “Dalla parte dei poeti” cycle, to the necessary sequence of the “Alphabets” , from the more intimate “Homepages” and “Pages of the newspaper” to the metatemporal reflections of the “Calendars”, Gini takes his gaze down from a hyperuranium that is now too philosophical and rarefied and finds himself dealing with a sublunary, poetic and prosaic reality at the same time, in which writing finds the way to reflect in a paratextual and unscrupulous way (on) itself. 

Alongside these more properly structured cycles, other small works originated in this period – residual but authentic experiments – which nonetheless can be traced back to an organic, broader and less recognizable cycle and which recover a more private and almost domestic dimension of experience artistic (“Paths of writing”, “Writing in a frame”, “Work tools”, “Homage to Visual Poetry”, “A Word a day”, “In the shadow of writing”, “Loose pages”, “Work’s instruments”). 

Taken as significant elements of the existential dimension, this concomitant production finds space for various papers, fragments of second-hand letters, envelopes and stamps, calendars, feathers and fountain pens, all too clear allusions to the private and daily dimension of writing, in a era in which perhaps it is progressively dematerializing. In a private ‘anabasis’ of everyday life, writing and images combine and (con)fuse in the same level of reading, on the surface of which, without epistemological or value priority, they are inextricably intertwined, generating deeper meanings.

Read light scriptures

In the latest works of this artist cultured as a philosopher, but devoid of pedantry, writing escapes the sacred function of narration, which builds the platform on which we struggle so much to ascend to further levels. Gini’s writing rather claims to deliver itself to the newspaper, to the primordial exercise of being: to existence. Thus the opaque breath mark on a mirror. written, orderly simulacrum of the lexicon, is anti-rhetorical testimony of our life, like the

Gino Gini’s art is dense but orderly, all pervaded by a wise, Apollonian spirit. He is a postmodern scribe, due to the sacred yet desecrating aura of his artistic gesture; he is a philographer, a lover of writing in all its forms, with an evident and cerebral passion for calligraphy. This passion has in no way something nostalgic and irrational, it is rather the fruit of a progressive and rational vision which, like philosophy and the air, serves us, is necessary to us.

Parma, the LXXXIV day of the Gregorian calendar, AD MMXXII

Mauro Carrera

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La ricerca di Gino Gini tra il 2005 e il 2022

Dopo i primi anni Duemila, Gini abbandona il ciclo uranico e distaccato del “Viaggio nel cielo” che ha contrassegnato la fine del secondo e l’inizio del terzo millennio, per ritornare progressivamente alla quotidianità, da sempre al centro della sua poetica più autentica.

Assolutamente fondamentale diventa quindi l’interazione tra la scrittura e anche nella sua dimensione più problematicamente contemporanea. 

Il quotidiano diviene quindi il termine di paragone per l’artista, che riscoprendo la sua natura engagee, recupera ineludibile il suo rapporto con l’hic et nunc: dal ciclo “Dalla parte dei poeti” più citazionista, alla necessaria sequenza degli “Alfabeti”, dalle più intimistiche “Homepages” e “Pagine del quotidiano” alle riflessioni metatemporali dei “Calendari”, Gini porta giù lo sguardo da un iperuranio ormai troppo filosofico e rarefatto e si ritrova a fare i conti con una realtà sublunare, poetica e prosastica al medesimo tempo, in cui la scrittura trova il modo di riflettere in maniera paratestuale e spregiudicata (su) sé stessa.

Accanto a questi cicli più propriamente strutturati, in questo periodo hanno origine altre piccole opere – esperimenti residuali, ma autentici – che purtuttavia sono riconducibili a un ciclo organico, più ampio e meno riconoscibile e che recuperano una dimensione più privata e quasi domestica dell’esperienza artistica (“Percorsi della scrittura”, “La scrittura in cornice”, “Strumenti del lavoro”, “Omaggio alla Poesia Visiva”, “Una Parola al giorno”, “All’Ombra della scrittura”, “Pagine sciolte”, “Work’s instruments”). Assunti come elementi significativi della dimensione esistenziale, in questa produzione concomitante trovano spazio carte varie, frammenti di lettere d’occasione, buste e timbri, calendari, piume e penne stilografiche, allusioni fin troppo chiare alla dimensione privata e quotidiana della scrittura, in un’epoca in cui forse essa va progressivamente dematerializzandosi. In una privata ‘anabasi’ del quotidiano, scrittura e immagini si combinano e si (con)fondono in un medesimo livello di lettura, sulla superficie del quale, senza priorità epistemologica o valoriale, si intrecciano indissolubilmente, generando sensi più profondi.

Lèggere scritture leggère

Nelle ultime opere di questo artista colto come un filosofo, ma sprovisto di pedanteria, la scrittura si sottrae alla funzione sacrale della narrazione, che edifica la piattaforma sulla quale tanto ci affanniamo per ascendere a livelli ulteriori. La scrittura di Gini pretende piuttosto di consegnarsi al quotidiano, all’esercizio primordiale dell’essere: all’esistenza. Così il segno respiro opaco su uno specchio. scritto, simulacro ordinato del lessico, è testimonianza antiretorica del nostro vivere, come il

L’arte di Gino Gini è densa ma ordinata, tutta pervasa da uno spirito sapiente, apollineo. Egli è uno scriba postmoderno, per l’aura sacrale eppur dissacratoria del suo gesto artistico; è un filografo, un amante della scrittura in tutte le sue forme, con una evidente e cerebrale passione per la calligrafia. Questa passione non ha in alcun modo un qualcosa di nostalgico e irrazionale, è piuttosto frutto di una visione progressista e razionale che, come la filosofia e l’aria, ci serve, ci è necessaria.

Parma, I’LXXXIV giorno del calendario gregoriano, A.D. MMXXII

Mauro Carrera

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